giovedì 30 aprile 2015

Afidi: questi comuni sconosciuti.

Penso che chiunque abbia mai avuto una pianta o abbia a che fare con giardinaggio e orticoltura abbia almeno una volta incontrato questi sgraditi insetti.
Chiamati comunemente “pidocchi” delle piante non hanno nulla a che vedere con i pidocchi o pulci che infestano gli animali.
Più di una volta, specialmente in questo periodo dell'anno, sui social network e nei forum specializzati si leggono post che mettono in risalto molte lacune nei riguardi di questi piccolissimi animali parassiti.

Afide adulta

Ho raccolto alcuni quesiti frequenti e ho deciso di farci un post da pubblicare qui nel blog perché anche negli orti e frutteti questi sgraditi ospiti possono essere un reale e comune problema.

Cominciamo quindi con ordine con le domande e i dubbi più frequenti.

Quando compaiono e perché?
Gli afidi non sopportano il freddo. Non sono dotati di epidermide spessa (anzi alcuni sono quasi trasparenti). In inverno, nelle zone più fresche scompaiono ma attenzione, al contrario degli adulti, le uova fecondate sono dotate di spessa e resistente parete. La femmina depone queste uova destinate a passare l'inverno incollandole alle gemme, alla base delle foglie o in altri luoghi protetti e “strategici” per la nuova generazione.

Qual'è il periodo in cui parte l'infestazione? Ci sono fattori scatenanti?
Il periodo designato è la primavera ma non bastano temperature miti a far esplodere l'infestazione, ci sono alcuni fattori scatenanti tra cui:
  • umidità: è fondamentale che sia piuttosto elevata, che vi siano state precipitazioni e che vi sia un clima mite e umido costante
  • presenza di germogli: se la temperatura, in caso di anticipo di primavera, è già mite ma le piante non hanno ancora germogliato le uova non si schiudono. Alcuni ricercatori hanno dimostrato la relazione tra schiusa gemme e schiusa uova
  • presenza piante “target”: di afidi ce ne sono di svariate specie ognuna specializzata per attaccare la propria pianta ospite. È necessario che questa pianta sia presente, numerosa e concentrata per innescare l'infestazione.

Come fanno ad infestare così velocemente? Sino all'altro giorno non ce ne era neppure uno!
La colonizzazione della pianta da sfruttare è tra le caratteristiche più stupefacenti di questo piccolo insetto specie se si considera che di uova feconde che hanno passato l'inverno ce ne sono relativamente poche eppure, dalla comparsa del primo individuo, bastano pochi giorni per riempire una pianta. Ciò è possibile tramite una strategia riproduttiva incredibile: la partenogenesi.
In pratica da un uovo fecondato può evolversi una femmina completa e alata. Questo esemplare è in grado di generare senza fecondazione tanti altri individui geneticamente incompleti atteri (senza ali) ma capaci di nutrirsi di linfa. Da un individuo possono generarsi decine o centinaia di altri individui con una diffusione esponenziale.
L'afide femmina può quindi riprodursi non solo senza bisogno del maschio ma riesce a generare altri individui già formati e attivi pronti a pungere la pianta.

Afide con prole.

È vero che le coccinelle sono utili a contrastare gli afidi?
Sì, è vero.
Ciò che comunemente non si sa è che non solo la classica coccinella rossa a punti neri (coccinella comune) è grande cacciatrice di afidi ma quasi tutta la sua famiglia.
Altra informazione utile da sapere è che rispetto alla forma adulta, la larva di coccinella ne mangia in quantità maggiore quindi fate attenzione a non ucciderle scambiandole per larve dannose!

Adulto di coccinella in predazione.
Formica difende gli afidi da larva di coccinellidae in caccia.

E' vero che anche le formiche si cibano di afidi?
Assolutamente no se non in casi particolari. Al contrario le formiche “allevano” gli afidi perché sono in grado di mungerli. Gli afidi si nutrono passivamente. Pungono la pianta arrivando con il loro apparato boccale a forma di ago sino alle vie linfatiche. La linfa zuccherina all'interno dei vasi è in pressione per cui all'afide non serve altro che praticare il foro. La linfa che riesce a prelevare è talmente tanta che l'afide non riesce a digerirla tutta e una grande quantità viene esplulsa indigerita. È quella parte che viene definita “melata”.
È proprio questa sostanza concentrata, zuccherina e appiccicosa che le formiche vogliono.
Il rapporto formica/afide meriterebbe uno scritto a sé ma basti sapere che le formiche sono così evolute che possono spostare gli afidi su un altro germoglio, possono riparare il loro gregge all'interno del formicaio, difendono gli afidi da attacchi dei predatori (per esempio dalle coccinelle), possono foraggiarle in periodi magri raccogliendo foglie e germogli freschi.
Esattamente come fa un allevatore con le proprie bestie.

Formica che "munge" un afide.

Come possiamo combatterli in modo naturale?
Se l'infestazione è minima, localizzata ed è attaccata una singola pianta si può pulire la parte infestata con uno straccio o spazzolandola. Quest'azione meccanica schiaccia e allontana gli individui.

Se l'infestazione è diffusa ed evidente si può provare con la chimica naturale. Gli afidi hanno un'epidermide sottile e sono soggetti a numerose molecole urticanti/tossiche. Si può quindi allontanare la colonia con un macerato acquoso molto facile ed economico.
 
Basta prendere acqua fredda in cui far macerare aglio, peperoncino, ortica, artemisia volgare.
Questo è un cocktail micidiale per gli afidi. L'urticante di peperoncino e ortica si miscelano al repellente dell'artemisia. Il macerato va filtrato e spruzzato entro pochi giorni perché deperisce.
Il rapporto acqua ingredienti è il seguente:
  • 1 l di acqua
  • 2 spicchi d'aglio
  • un cucchiaino di peperoncino in polvere
  • un mazzetto di ortiche e uno di artemisia fresco e sminuzzato

Comodo, veloce, ecologico e soprattutto economico. Provare per credere.

Macerato pronto per essere spruzzato in orto.

lunedì 27 aprile 2015

Da prato a orto (parte 2)

Ci siamo!
Eccoci arrivati alla seconda puntata della trasformazione di un prato in orto. Per chi si fosse perso il primo capitolo, lo trovate cliccando QUA.

Ci eravamo lasciati con uno spazio pronto per essere coltivato. Un rettangolo di 9m x 2m che da semplice prato è divenuto spazio piantabile.

Lo spazio pronto per essere coltivato

Ora è il momento di fare sul serio.

In questa fase è fondamentale una mente progettuale. Bisogna cominciare a ipotizzare cosa si vuol piantare, in che ordine, con che tecnica, con quali finalità.
Nel mio caso ho alcune necessità imprescindibili:
  • l'orto deve essere biologico
  • deve occuparmi poco tempo
  • non deve impoverire il terreno
  • deve essere vario
Il vivaio delle "nuove leve"

Cominciamo con il primo punto.
Tra le principali motivazioni che spingono alla creazione di un orto è il poter produrre buon cibo. Non possiamo quindi inquinarlo con prodotti chimici (concimi o peggio ancora insetticidi e pesticidi di varia natura).
Il mio orto dovrà essere il meno impattante e il più salubre e naturale possibile. Unici prodotti acquistati e utilizzabili saranno: stallatico (meglio al naturale), verderame e zolfo unicamente se strettamente necessari.

Purtroppo l'orto gestito in maniera tradizionale richiede tempo che non ho. 
Molto spesso la necessità di questo elemento è uno dei pretesti per rinunciare a coltivare. Una persona che lavora tutto il giorno non può avere tempo da dedicare a questa attività. È vero, se c'è la passione il tempo si trova ma spesso si arriva a casa stanchi dopo una giornata di lavoro e intense attività quotidiane.
Lo stesso vale per me. 

Il mio orto dovrà in qualche modo autogestirsi da solo.

A questo punto vale la pena soffermarsi sulle due attività che più rubano tempo: il controllo delle erbe infestanti e l'irrigazione. Il terreno smosso e pulito tipico di un orto è il paradiso per le erbe spontanee che crescono nettamente più veloci dei nostri poveri ortaggi.
Oltre a ciò l'orto ha bisogno di sole per fornirci di sane e buone verdure ma, necessariamente, sole è sinonimo di aridità che contrastiamo con l'acqua. In estate, ogni giorno, siamo costretti ad innaffiare le nostre piante (salvo pioggia).
Ecco che io ho risolto il tutto in questo modo: impianto di irrigazione a goccia e telo pacciamante biodegradabile.
L'impianto è molto semplice da installare e il tubo costa davvero poco. Termina con un attacco rapido in modo da agganciare velocemente la canna dell'acqua.
I vantaggi sono principalmente tre:
  • una volta aperta l'acqua noi possiamo fare altro o riposarci
  • il consumo di acqua è nettamente inferiore e la quantità d'acqua è ottimizzata poiché se ne perde di meno per evaporazione
  • questo metodo di irrigazione è qualitativamente migliore poiché l'acqua finisce in profondità subito disponibile per le radici e non bagna le foglie rendendo più difficili gli attacchi fungini
L'attacco rapido dell'irrigazione

Discorso a sé va fatto per il telo pacciamante.
Per contrastare lo sviluppo di erbe non desiderate le soluzioni sono tre:
  • erbicida (neanche da prendere in considerazione)
  • estirpatura a mano (troppo tempo e fatica)
  • pacciamatura
Quest'ultima tecnica s'addice ad un orto che deve essere “bio” ma non deve rubare tempo.
Per pacciamare si possono usare coperture mobili o fisse, naturali o artificiali.
Inizialmente ho valutato di prendere della paglia ma poi un amico orticoltore mi ha mostrato la sua tecnica di pacciamatura bio con teli totalmente biodegradabili e compostabili composti da amido di mais.

La guardiana dell'orto

Sicuramente più brutti esteticamente ma ben più gestibili rispetto alla paglia. Garantiti per durare per tutta la stagione estiva.

Questi teli impediscono la crescita dell'erba e garantiscono un ottimo microclima a livello radicale. La terra resta calda e umida a lungo.

Alcuni dicono che questi teli non vanno bene per chi parte da seme anche se ho provato in prima persona a seminare fagiolini con ottimi risultati già visibili.

I fagiolini seminati stanno spuntando copiosi

Fragole sotto telo

venerdì 17 aprile 2015

I fiori cadono, i frutti restano

La nostra sfida di gestire in prima persona un frutteto abbandonato tramite terraXchange si sta rivelando non priva di difficoltà ma certamente piena di soddisfazioni.
Dopo anni di incuria, questo spazio disseminato di molte piante da frutta sta finalmente ritrovando il lustro perduto.

Uno scatto della situazione iniziale. Decine di piante erano morte.
A quelli che mi chiedono il motivo per il quale continuare a credere in terraXchange vorrei rispondere portandoli nel frutteto per mostrargli in prima persona quanti colori, profumi e sapori può generare un terreno riportato a nuova vita dopo un lungo abbandono.

Dopo qualche pomeriggio di lavoro.
Ecco il perché di terraXchange. Poche foto bastano a capire cosa si nasconde dietro ogni spazio in abbandono, quale può essere l'evoluzione auspicabile e le soddisfazioni procurate dal processo evolutivo.

Melo in piena fioritura.
La grande fioritura di meli, peri, albicocchi e ciliegi sta per terminare ma ora inizia la fase più ricca e importante. I petali cadono lasciando un tappeto bianco e rosa sul prato e scartando una sorpresa che tenevano nascosta all'interno della corolla: il frutticino.

Piccole ciliegie crescono!
Nell'albicocco, nel prugno e nel nespolo questa fase è già oltre e il frutto è già ben visibile riempiendo di gioia e soddisfazione chi, con tanta fatica, si è dato da fare per ripulire, potare, curare e gestire un luogo che sino a qualche mese fa era dimenticato.

Massima soddisfazione nel veder virare il colore delle albicocche.
Intanto le api, trovando un luogo pulito e ricco di fiori non smettono la loro instancabile staffetta. Perdendo poco tempo in uno spazio senza ostacoli saltano di fiore in fiore con una velocità incredibile. Mediamente ho calcolato che sostano 2/3 secondi a fiore.
Mentre fotografavo il loro assiduo lavoro mi chiedevo dove fosse l'arnia o l'alveare e cercavo di seguire questi preziosi insetti mentre si allontanavano sazi di nettare e carichi di polline.

Una delle centinaia di api che lavorano in frutteto.
Il nostro vuole essere un semplice esempio su come sia fattibile sviluppare e diffondere l'idea di terraXchange. Noi stessi abbiamo utilizzato terraXchange come utenti qualunque per ricercare e trovare uno spazio su cui provare e sperimentare. Certo non l'abbiamo trovato subito ma accedendo e controllando i nuovi terreni abbiamo scovato l'annuncio che ha reso possibile questa esperienza, queste foto, questi post sul nostro blog e la possibilità di cambiare la sorte di un piccolo ma importante spazio.
Non ci vuole poi così tanta energia e sforzi per trovare un accordo tra proprietari e orticoltori e gli stessi proprietari potranno essere più soddisfatti degli orticoltori nel vedere il loro bene, che sino a qualche tempo prima consideravano un problema, rinato e produttivo.

giovedì 9 aprile 2015

E se 15 vi sembran pochi...

L'altro giorno siamo riusciti a far incontrare un altro proprietario con un futuro custode del territorio. Siamo a quota 15 se non sbaglio a conteggiare. 
Pochi, per ora, ma buoni specie per la varietà di attività che stanno prendendo piede su questi spazi che sino a pochi mesi fa risultavano abbandonati.
Non solo orti “classici”! 

Dei terreni che un nostro utente ha regalato si trasformeranno in coltivazioni innovative per mano di un giovane interessato all'ambiente naturale.


Vecchie terrazze abbandonate e occupate da sterpaglie si tramuteranno in orto sinergico.


Un piccolo roveto dimenticato è stato pulito e diventerà un piccolo vigneto sperimentale.


Il vecchio frutteto abbandonato che abbiamo preso in mano noi in prima persona abbiamo l'ambizione di trasformarlo in una vera e propria collezione di piante da frutto particolari. 


Il terreno che l'altro giorno ha finalmente trovato un persona interessata si aggiunge a questa biodiversità di attività. 
Su questo nuovo spazio rinato nascerà un apiario. Tante piccole arnie che conterranno migliaia o forse milioni di assidue lavoratrici a sei zampe.
Si aggiunge così una nuova tipologia di attività da svolgere su ex terreni incolti e, onestamente, non vedo l'ora di potervi mostrare la trasformazione derivata da questo nuovo incontro.

15 spazi rinati sono pochi è vero ma la cosa incredibile è che in 15 spazi hanno preso piede, al posto delle sterpi, attività hobbistiche o semi professionali incredibili.
Ciò prova con forza la mia teoria per la quale uno spazio vuoto e abbandonato può diventare ciò che vogliamo con un minimo sforzo.
Ogni terreno, anche piccolo e marginale, può essere la base su cui approfondire e perseguire la propria passione.
Ecco che un metalmeccanico nel fine settimana si può trasformare con facilità in orticoltore, un operaio può sfruttare le ore dopo lavoro per curare le proprie api.

L'aspetto che però deve rendere tutti felici è che queste persone, forse involontariamente, stanno creando e plasmando il bene più grande che possiamo avere: il paesaggio.
Ogni nuova persona che riesce a recuperare un lembo di terra, anche piccolo, sta contribuendo alla rinascita di luoghi abbandonati e quindi sta riqualificando un territorio che avevamo perduto per strada.

Per questo non mi stancherò mai di affermare che conviene a tutti non lasciare in abbandono i terreni. 
Ogni spazio ha un valore che va ben oltre a quello economico.

martedì 7 aprile 2015

L'usucapione può essere un problema?

Oggi parliamo di un argomento burocratico e spinoso e che potrebbe essere percepito come un ostacolo all'inserimento del proprio terreno in terraXchange: l'usucapione.

Basta un tavolo per occupare il terreno?

Un nostro utente ha pubblicato un post sulla nostra pagina facebook in cui specificava come questo aspetto potrebbe essere un deterrente nella pubblicazione di nuovi annunci.
Effettivamente è bene affrontare anche questi aspetti legali per evitare problemi futuri tra proprietario e orticoltore.

L'usucapione è in effetti percepito come una spada di Damocle sulla testa dei proprietari che affidano il proprio bene ad uno sconosciuto poiché è credenza comune che quest'arma legale possa permettere a chiunque di divenire proprietario del bene senza pagarlo ma con una sorta di conquista.
È un aspetto che abbiamo preso in considerazione con avvocati quando abbiamo iniziato a creare terraXchange.

E' davvero così facile portar via un bene?

Nella realtà dei fatti l'usucapione non deve spaventare poiché, di fatto, è estremamente difficile dimostrare di averne diritto.

Ma cos'è l'usucapione e quando entra in gioco?

Può accadere che un bene abbia per anni un possessore non proprietario e un proprietario non possessore. Al protrarsi di questa situazione la legge ricollega una precisa conseguenza: il proprietario perde il diritto di proprietà, il possessore lo acquista. È l’usucapione ("prescrizione acquisitiva"), l’acquisto della proprietà a titolo originario mediante il possesso continuato nel tempo (articolo 1158).
Il codice civile intende per usucapione il modo di acquisizione della proprietà a seguito del possesso pacifico, non violento e ininterrotto di un bene mobile o immobile per un periodo temporale di almeno vent'anni. Trascorso il periodo, il giudice adito accerta l'effettivo possesso del bene e decreta il passaggio della proprietà.
Agli effetti dell’usucapione è irrilevante che il possesso sia di buona o di mala fede. Questa circostanza può influire solo sulla durata del possesso necessario per l’usucapione. Occorre però che il possesso sia goduto alla luce del sole: se il possesso è stato conseguito con violenza o in modo clandestino, il tempo utile per l’usucapione comincia a decorrere solo da quando sia cessata la violenza o la clandestinità.
È cruciale però distinguere la detenzione dal possesso; nel primo caso si tiene l'oggetto soltanto in custodia, ci si comporta cioè come se il possesso fosse altrui e ciò non dà inizio ad alcun ciclo di usucapione. Ad esempio un libro preso in prestito da un amico, anche se mai chiesto indietro, non darà mai inizio a un processo di usucapione, se non interverrà un fatto oggettivo con il quale si manifesti la volontà di trasformare la detenzione in possesso. Seguendo il citato esempio, solo quando colui che ha preso in prestito il libro comunicherà al prestante la volontà di appropriarsi del libro (per esempio negandone la restituzione in seguito a una richiesta del prestante) avrà inizio il calcolo del tempo di usucapione.”
 (da Wikipedia)

L'usucapione può essere una reale minaccia?

Ricapitolando:
L'usucapione è valido solo se il proprietario non ha opposto resistenza o obbiezioni in merito disinteressandosi completamente del bene e se l'occupante dimostra che sta possedendo (come vero e proprio proprietario) il bene stesso alla piena luce del sole.
Oltre a ciò non devono intercorrere tra proprietario e occupante rapporti contrattuali di alcun tipo.

"In base al contratto di comodato non è dato rinvenire nel comodatario l'animus possibile necessario all'acquisto del bene per usucapione”
(Sentenza di Cassazione 9718/1990)

Di conseguenza:
Il proprietario che mette a disposizione il proprio terreno può facilmente tutelarsi da possibile usucapione da parte dell'orticoltore.
Consigliamo di redigere un contratto.
Comodato gratuito del fondo agricolo o contratto di affitto già rappresentano una forma contrattuale che blinda il rapporto tra proprietario e orticoltore in modo che quest'ultimo non possa far partire i fatidici 20 anni.

I proprietari disposti ad inserire il proprio annuncio su terraXchange devono sentirsi ancora più tutelati di fronte alla legge in quanto, inserendo il proprio terreno, ammettono di averne il pieno possesso, di avere interesse verso questo bene e di aver pieno controllo e diritto sul medesimo.

Per tali ragioni il proprietario non deve percepire l'usucapione come minaccia.

mercoledì 1 aprile 2015

Da prato a orto (parte 1)

Oggi vi parlo di come creare un orto partendo da un prato stabile e ben radicato nel terreno.
Il prato in questione è quello di casa e l'esperienza che porto è quella che ho potuto sperimentare sul campo.
L'orto che ho in mente deve essere assolutamente biologico basato sulla rotazione delle colture, lavorato a mano ma allo stesso tempo che richieda il minor sforzo possibile per quanto riguarda la gestione e il controllo.

Anzitutto comincio parlando dell'investimento necessario per realizzare un orto con le proprie mani. Dal punto di vista economico, conti alla mano, ho speso meno di 200€ tutto compreso divisi tra gli acquisti che ho deciso di fare ma che, per certi versi, potrebbero essere valutati come superflui (solo il cordolo in cemento è costato circa 80€ e il tubo d'irrigazione non ancora montato da 30€).

Possiamo quindi affermare senza problemi che coltivare un orto da zero trasformando un prato non è pratica onerosa in termine di denari da spendere.
Altro discorso bisogna fare per quanto riguarda il lavoro. Nulla di così complicato ma certo necessità di tempo e fatica specie nei momenti iniziali.

Il periodo migliore per iniziare senza aver necessità di correre è sicuramente l'autunno.

Estirpare il vecchio cotico erboso (specie se di graminacee tenaci) non è cosa facile ma con un po' di pazienza, una fissella, una zappa e olio di gomito si può riuscire (anche a più riprese) a fare molto lavoro. Il mio orto è lungo 9m, largo 2m per un totale di 18mq lavorati con l'ausilio di una sola zappa in un'oretta circa.
In un paio d'ore si riesce a passare anche il rastrello e a pulire dalle zolle così staccate.
Consiglio di non lavorare troppo profondamente. Zappate solo il cotico lasciando il suolo intatto in questo modo non lo danneggerete e non farete troppa fatica.



Il lavoro più complesso è stato certamente la posa del cordolo in cemento. Sono moduli da un metro lineare. Oltre al peso da sollevare e spostare che richiede un po' di forza, è necessario armarsi di una dose massiccia di pazienza per la posa.
Tirare in linea e in bolla questi moduli non è facile! Ora capisco la difficoltà che incontrano i muratori quando devono tirare in bolla tutte le loro costruzioni. Ci vuole pratica, mano e occhio.

Questo è un lavoro che ho svolto con l'aiuto di più mani (impensabile farlo da soli) a tappe di qualche ora per 4 giorni. Meglio fare poco alla volta per evitare che la stanchezza prenda il sopravvento sulla pazienza necessaria. Come dicevo precedentemente non è comunque un lavoro fondamentale.


Finito questo lavoro io ho ricoperto il terreno nudo con abbondante terriccio auto-prodotto e derivante dagli scarti umidi di casa e dallo sfalcio dell'erba di due anni recuperando solo lo strato maturo e già ben decomposto.
Questo strato, ricco in lombrichi, è l'ideale per fare da fondo in quanto trattiene bene l'umidità ma al tempo stesso non crea ristagno. Inutile ricordare che essendo composto da materiale organico semi-decomposto è anche un ottimo ammendante.



È meglio lasciare questo strato all'aria aperta per farlo asciugare e assestare per bene. Ho lasciato a riposo l'orto per tutto l'inverno in modo che questo strato organico fosse soggetto a pioggia e neve.

Lo strato di ricco humus non è comunque il letto ideale per semi e piantine poiché risulta essere troppo grossolano per questo è necessario ricoprire con terra di coltura mista a terriccio fine. Questa è un'altra spesa (a meno che non abbiate a disposizione della terra setacciata) che si rende indispensabile. Nel mio caso ho fatto portare un metro cubo di terra per un peso di circa 1200kg.
In un'ora e mezza era stesa e rastrellata tutta per esser livellata.
Prendetevi tutto il tempo per fare questo lavoro poiché bisogna evitare avvallamenti o dossi poiché quando si bagnerà l'orto non dovranno formarsi pozze e ristagni.


Ora ci siamo. Abbiamo la base su cui poter piantare.
Già a questo livello possiamo considerare finito il nostro lavoro ma, nel mio caso, ho deciso di usare un telo pacciamante biodegradabile, un impianto di irrigazione e un camminamento interno.

Farò vedere come usare questi materiali in un futuro post perché anche in questo caso vi sono dei “trucchi” e degli errori da evitare.