Nel percorso che stiamo seguendo per
sviluppare e promuovere terraXchange ho conosciuto e ci hanno scritto
tante persone entusiaste dell'idea e degli obiettivi che vogliamo
portar avanti. Tanti gli appassionati orticoltori in cerca di un
terreno (che speriamo di poter trovar loro) e svariati proprietari di
terreno sparsi sul territorio già disponibili a prestare il loro
lembo di terra.
Nonostante ciò, è inutile negare, che
si sono avvicinati a terraXchange anche molti scettici. Giustamente
vi sono persone che difficilmente si fanno prendere dall'entusiasmo
di fare e ci hanno posto (e continueranno a porre) sempre nuovi
quesiti e paventare numerosi potenziali problemi.
Qualche tempo fa (forse un paio di
mesi, se ben ricordo) all'indirizzo dilatua@terraxchange.it
è comparsa una mail di una persona che, nonostante appoggiasse
l'idea, era convinta che non potesse prendere piede perché mantenere
un terreno è cosa seria, faticosa, difficile e non sempre può dare
i risultati sperati. Oltre a ciò ci sono sempre problemi con i
proprietari e burocrazie varie insuperabili. La frase che però mi
ha colpito in prima persona sosteneva che nonostante l'idea fosse
buona noi di terraXchange non potevamo capire le reali problematiche
poiché dirigiamo il tutto solo online protetti dietro a uno schermo.
Ora, chi mi conosce personalmente sa
che io non sono una persona che si muove nel campo teorico e
filosofico del settore ma uno che se c'è da coltivare sta in prima
linea armato di zappa.
Tutto sommato però, questo nostro
sostenitore ha ragione.
Ci siamo forse staccati dalla realtà
dei fatti? Dai problemi concreti dovuti a riprendere e ripulire un
terreno? Dai possibili ostacoli reali che i nostri utenti possono
avere?
Ecco che, come mio solito, quando
qualcuno mi punzecchia su tematiche a me sensibili, devo poter
rispondere concretamente e con i fatti.
Come quella trasmissione in cui i capi
delle aziende divengono operai per un po' di giorni, io sono divenuto
utente del mio stesso sito alla ricerca di un terreno abbandonato da
coltivare.
L'obiettivo era quello di verificare in
prima persona questi potenziali problemi dal punto di vista
dell'utente.
Quasi per caso, una decina di giorni
dopo a questa mail, mi contatta una signora che, tramite passaparola,
è venuta a conoscenza di terraXchange. Mi avvisa che avrebbe a sua
disposizione tre terreni adibiti a frutteto ormai abbandonati da
alcuni anni. Questi lotti si trovano ad una ventina di chilometri da
casa mia, sulla sponda del Lago Maggiore.
Ecco l'occasione che aspettavo!
Se ben ricordo era un mercoledì; il
sabato ero già là a prendere visione dei terreni.
Un terreno mi ha colpito in
particolare.
Si tratta di una striscia recintata di 2500mq circa con
piccolo casotto in pietra e decine di piante da frutto e altre piante
ornamentali. Una selva da ripulire con olio di gomito. Forse il
peggiore dei tre per quanto riguarda l'esposizione e la posizione ma
certo quel casotto, l'attacco all'acqua e tutte quelle piante da
curare mi hanno da subito attirato.
Nel frattempo mi aveva contattato un
ragazzo della zona che cercava un pezzo di terra per coltivare un
orto sinergico in una bella posizione. Alla fine ha preso il migliore
dei tre terreni. 600mq circa terrazzati in posizione dominate con una
grandiosa vista sul lago e con una magnifica esposizione a sud. Vi
basti sapere che pur essendo nel profondo nord d'Italia, su quei muri
nascono spontanei gli agavi e non avrebbero certo problema a crescere
anche gli agrumi.
Tornando al mio terreno.
In due settimane ho coinvolto un mio
amico a prendere in gestione questo spazio, ho firmato un contratto
di comodato d'uso gratuito per dieci anni e da due settimane a questa
parte, il fine settimana, lo dedichiamo a ripulire questo terreno che
rischiava concretamente l'abbandono e il disastro.
Per convincere tutti voi, cari lettori
e assidui seguaci, ho deciso di raccontare tramite immagini, video e
post che seguiranno, come si presenta un terreno abbandonato e come
può realmente divenire.
Disse Confucio:
«Se ascolto dimentico,
se vedo ricordo,
se faccio capisco.»
se vedo ricordo,
se faccio capisco.»
L'esempio e la pratica sono gli
elementi che servono ad interiorizzare l'esperienza e a farla propria
per sempre.
Vi presento quindi il frutteto di
terraXchange e allego questa foto satellitare (Google Earth) che
mostra il prima, quando il terreno era ancora mantenuto, e il dopo
(stato attuale).
Si noti che già attraverso immagini satellitari si può notare la differenza tra un suolo ben gestito e uno in stato di abbandono. Il differente colore dell'erba e le forme delle piante sono il primo indice che segnala il degrado.
Si noti che già attraverso immagini satellitari si può notare la differenza tra un suolo ben gestito e uno in stato di abbandono. Il differente colore dell'erba e le forme delle piante sono il primo indice che segnala il degrado.
Aperto il cancelletto ecco come si
presentava il frutteto. Si noti la casa gialla che si intravvede a
malapena dietro le fronde intricate delle piante.
Ecco come si presenta, dalla medesima
posizione, dopo soli due pomeriggi di lavoro.
Questa è un'altra scena che ci si è
presentata davanti. Molte piante morte, crollate, secche in piedi.
Tra cui un grosso fico squarciato e collassato in terra, un pergolato
di kiwi schiacciato dal peso stesso della pianta, piante di meli,
peri, susine marce. Morte a causa dell'incuria.
Dopo un veloce taglio del prato con
trattorino e decespugliatori, siamo partiti con le potature. Stiamo
parlando di una quarantina di piante da potare!
Questa è la quantità e dimensione dei
rami di una sola pianta di melo lasciata crescere libera per tre
anni. Moltiplicando per quaranta piante vi lasciamo immaginare cosa
sta saltando fuori.
È faticoso? Sì!
È complesso? Sì!
Ne vale la pena? Assolutamente sì e,
questa diretta dal frutteto vuole dimostrare a tutti, anche al nostro
amico scettico, che «Si... Può... Fareeeee!» come
direbbe il nostro caro amico dr. Frankenstin Jr.
Vi
racconterò l'evoluzione di questo terreno passo a passo.
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