martedì 8 settembre 2015

I delicati semi

Spesso capita che ci regalino bustine di semi e una volta diligentemente seminati scopriamo con immenso dispiacere che non nasce nulla. Eppure abbiamo usato terriccio di qualità, abbiamo bagnato con regolarità, curato al massimo i nostri semi.
Questo fallimento può dipendere da molti fattori tra i quali la qualità dei semi e le modalità con cui sono stati conservati.
Diffidate da semi che sono passati di mano in mano senza sapere come sono stati conservati e quanto sono vecchi.
Anche i semi hanno una data di scadenza! Su ogni bustina in commercio è indicato obbligatoriamente la data di campagna cioè l'anno in cui sono stati raccolti e imbustati i semi. Qua sotto riportiamo una tabella della capacità germinativa dei principali ortaggi. Passati il numero di anni specifico la capacità germinativa del seme decresce in modo significativo.

Altro aspetto che spesso si sottovaluta è la profondità di semina. Si tende a seminare senza dar troppo peso a questo aspetto che è fondamentale. Quando un seme germoglia emette una prima radichetta che prima di dirigersi verso il basso crea un'ansa che permette poi alle prime foglie di emergere. Se il seme è troppo in profondità ciò non riesce e il debole germoglio morirà prima di riuscire ad uscire dalla terra.
 
ortaggio durata germinativa (anni) profondità di semina (mm)
ANGURIA 4-5 12-20
BASILICO 5 6-10
BIETOLA 3-4 5-10
CAROTA 3 12
CAVOLO 3-4 6-10
CETRIOLO 4-5 12-20
INDIVIE E CICORIE 4-5 10-15
FAGIOLO 2-3 20-30
FAVA 3-4 30-50
LATTUGA 3-4 6-12
FINOCCHIO 2-3 10-15
MELANZANA 3-4 12
MELONE 3-4 12-20
PEPERONE 3-4 10
POMODORO 4 6-8
PISELLO 3-4 20-30
PREZZEMOLO 1-2 6-10
PORRO 2-3 3
RAVANELLO 3-4 10-15
SEDANO 2-3 4-5
SPINACIO 2-3 10-20
ZUCCHINI E ZUCCHE 4-5 20

Naturalmente anche le condizioni climatiche sono fondamentali. Ora abbiamo semi giovani, sani, piantati alla giusta profondità ma dobbiamo comunque non dimenticare che, come le piante, i semi sono molto suscettibili alle condizioni climatiche ed, in primis, alle temperature.
Per una corretta germinazione è necessario tener conto delle temperature dell'ambiente circostante.
Esistono temperature minime e massime sotto e sopra le quali i semi non sono in grado di germinare ed, in alcuni casi, perdono in modo irreversibile questa capacità divenendo sterili.
Allo stesso modo c'è una temperatura ottimale per ogni seme in base alla specie.
La temperatura ottimale è la temperatura media giornaliera in grado di garantire la più veloce germinazione. Più ci si allontana da tale temperatura più il seme farà fatica a germogliare.
Il tempo di germinazione che vedete in tabella è basato nel caso in cui ai semi sia garantita la temperatura ottimale (e l'umidità) che in molti casi non può essere garantita se non in serra.
Per questo, in alcuni casi, il tempo di germinazione che possiamo vedere nel nostro orto non corrisponde a ciò indicato in tabella.

ortaggio temperatura min (°C) temperatura max (°C) temperatura ottimale (°C) tempo di germinazione (giorni)
ANGURIA 15 41 35 6-8
BASILICO 15 - 20-25 5-7
BIETOLA 6 35 29 4-5
CAROTA 6 35 26 4-6
CAVOLO 6 35 26 3-4
CETRIOLO 15 41 35 2-4
INDIVIE E CICORIE 6 - 20-30 4-6
FAGIOLO 15 35 29 5-7
FAVA 4-6 - 25 5
LATTUGA 5 24 20 3-5
FINOCCHIO 7 - 25 8-12
MELANZANA 15 35 29 6-8
MELONE 15 41 35 3-7
PEPERONE 15 35 29 6-8
POMODORO 10 35 29 4-7
PISELLO 4 - 15-20 5-8
PREZZEMOLO 6 35 26 8-10
PORRO 5 - 25 8-10
RAVANELLO 6 35 29 2-3
SEDANO 6 24 21 6-8
SPINACIO 4 24 15-20 2-3
ZUCCHINI E ZUCCHE 15 41 35 4-6

giovedì 3 settembre 2015

Dell'orto non si butta via niente

Una volta i nostri vecchi erano soliti dire che del nobile maiale non si buttava via niente per indicare come ogni singola parte di questo animale venisse utilizzata.
Potremmo fare il medesimo discorso per quanto riguarda l'orto.

Chi coltiva l'orto sa bene che esistono tanti momenti in cui ci si trova in mano “scarti” che non sappiamo dove mettere. Piante ormai morte, tutori usati, frutti che non sono riusciti a maturare e tanto altro ancora. Scarti nobili che l'orticoltore saggio deve e sa utilizzare.

L'orto gestito correttamente non deve avere alcun tipo di scarto. Tutto può essere utilizzato. Tutto fa parte di un ciclo produttivo infinito.

Ecco un elenco dei principali scarti orticoli e di come poterli usare al meglio.
  • Piante morte e scarti vegetali: le orticole hanno tipicamente un ciclo vitale breve. Salvo alcuni casi particolari, le piante non durano che qualche mese prima di arrivare ad inevitabile morte. Quando abbiamo finito di raccogliere e siamo davanti alle piante ormai morte possiamo estirparle delicatamente e gettarle nel mucchio del compost. È importante cercare di estirpare anche le radici in quando potenziale nido di parassiti. Se le piante sono legnose o di notevoli dimensioni (es: pomodori o melanzane) è utile farle a pezzi in modo grossolano prima di gettarle nel compost in modo che si acceleri il processo di degradazione. Il terriccio che si formerà sarà utilissimo per la crescita delle future piantine.


  • Frutti acerbi: spesso capita che talune orticole producano tantissimi frutti che poi non riusciranno a giungere a maturazione (es: pomodori). Gettare via la pianta ancora piena di frutti acerbi è uno spreco. Esistono tante ricette e molte conserve che i nostri avi hanno sperimentato e messo a punto nel corso dei secoli. Oggi internet è un grande mezzo per informarsi e reperire queste utili ricette.
    Pomodori verdi fritti alla fermata del treno... Un film o uno spuntino di metà mattina in attesa del solito treno in ritardo?


  • Semi: troppo spesso i semi di alcuni ortaggi si gettano con troppa leggerezza ignorando che questi organi sono quanto di più prezioso l'orticoltore possa avere tra le mani. I semi sono il futuro del nostro orto. Conservarli può essere piuttosto facile ed è un'esperienza che per molti può essere nuova e didattica. Per conservare i semi è fondamentale lavarli da possibili residui del frutto e asciugarli molto bene con carta assorbente (senza metterli al sole diretto!). Una volta asciutti si possono conservarli in vasi di vetro lasciati aperti in un luogo fresco e asciutto.
    In alcuni casi i semi posso anche diventare un ottimo cibo alternativo (es: zucca) utili per alcune ricette.


  • Tutori, pali e altre attrezzature: in un orto si trovano non solo piante orticole ma anche altro materiale (naturale e non) che usiamo per tante attività differenti. Certamente i pali sono gli elementi che non mancano mai poiché rivestono ruolo fondamentale per tenere erette molte piante che per natura non lo sono. Questi pali possono essere di legno e, in questo caso, se conservati correttamente in luogo asciutto possono durare anni. Alla fine della loro vita utile andranno incontro a inevitabile marcescenza e a questo punto invece che gettarli via possiamo romperli a pezzi e metterli nel compost. Con i pali di plastica/ferro non vi sono problemi essendo quasi eterni. L'unico problema deriva dal loro abbandono in ambiente che non deve mai avvenire. Raccogliete, conservate e, nel caso, differenziate tutto.

  • Vasetti e plateau alveolari: quando acquistiamo nuove piantine da trapiantare nell'orto, inevitabilmente ci si trova per le mani i contenitori nei quali dimoravano gli ortaggi. Cosa farne? Possono essere utilizzati e riutilizzati per più anni per sperimentare la coltivazione partendo da semi. Non gettateli via, possono servire!


domenica 16 agosto 2015

Terreno buono, terreno cattivo?

Spesso ci chiedono come poter valutare la “bontà” di un terreno così su due piedi in modo semplice e immediato.
Ci è parso giusto approfondire il discorso tramite questo breve articolo che vuole fornire le basi affinché chiunque possa valutare almeno in modo approssimativo il terreno che sta osservando.
Elenchiamo quindi tutto ciò che ognuno dovrebbe guardare per poterlo valutare.
Prima di ogni valutazione è necessario dire che non esistono terreni "buoni" o terreni "cattivi" ma ogni tipologia di suolo è adatto ad una coltivazione differente.

Ci sono caratteristiche che si possono verificare senza alcuna azione o particolare competenza ma semplicemente osservando il luogo:

  • Esposizione: verificate sempre l'esposizione e il contesto paesaggistico. Guardate se il terreno è girato a sud, se è protetto da rilievi a nord (che potrebbero proteggere da aria fredda). Osservate bene la disposizione dello spazio. In agricoltura essere rivolti a sud o a nord ha la sua importanza.
  • Acqua: se volete piantare ortaggi o altre coltivazioni con radici poco sviluppate dovrete necessariamente bagnarle in estate. Ciò significa che dovrete verificare se c'è disponibilità d'acqua in loco.
  • Pendenza: valutate le pendenze, la conformazione del terreno e gli eventuali terrazzamenti. Nel caso il terreno sia su più livelli badate che si possano raggiungere con le attrezzature necessarie alla coltivazione.
  • Accesso: ricordatevi che potrebbe capitare di avere attrezzature da caricare/scaricare dalla vostra auto. Il terreno dovrà avere accesso per il vostro veicolo o, in ogni caso, un luogo vicino dove poter parcheggiare comodamente.
  • Presenze di ombre dominanti: ci potrebbero essere ostacoli (edifici, piante, montagne, ecc...) che impediscono alla luce di raggiungere porzioni di terreno anche rilevanti.
I palazzi possono creare ombre dominanti
Terreno su più livelli trasformato a orto

Altre caratteristiche si notano avendo un minimo di esperienza e facendovi aiutare dalle erbe spontanee presenti:

  • Ristagni idrici: si possono notare dopo una pioggia zone allagate o in cui siano presenti piante come rovi, cannette, code di gatto. Queste zone non sono coltivabili salvo lavori di bonifica a volte complicati.
  • Rocce affioranti: osservate accuratamente poiché in molti terreni può capitare che la roccia madre affiori in uno o più punti. Se vedete macchie in cui l'erba è bassa e tipicamente tappezzante potrebbe essere il segno che la roccia sia a pochi centimetri dalla superficie.
  • Eccesso di azoto (nitrificazione): se ci sono zone in cui abbondano ortiche e romici potreste essere su un terreno fortemente azotato. Probabilmente ciò deriva da concimazioni spinte, vecchie zone di pascolo/stabulazione animali o, peggio, scarico di reflui.
  • Suolo compatto/argilloso: se il terreno è stato compattato (passaggio continuo di mezzi) sul terreno compaiono piante erbacee tipiche come le piantaggini che adorano terreni compatti.
Le romici indicano un terreno ricco in azoto

Terreno con numerose rocce affioranti
Dopo queste valutazioni estetiche esteriori è ora di sporcarsi le mani e, facendo piccoli buchi, valutare la terra al di sotto del cotico erboso:

  • Presenza di ghiaia: potete stimare una percentuale di ghiaia sul totale di terreno mosso. Un terreno troppo sassoso modifica la coltura ottimale da impiantare.
  • Presenza di sostanza organica: la potete valutare facilmente tramite il colore del terreno. Più il marrone tende al nero più il terreno è ricco in sostanza organica.
  • Presenza di calcare: prendete un cucchiaino di terra (possibilmente setacciata e asciutta) e versategli sopra qualche goccia di acido (acido cloridrico) se vedete della schiuma il campione è ricco in calcare e quindi il terreno potrebbe essere alcalino.
  • Presenza di ferro: il terreno tende al rossiccio.
  • Ph del suolo: prendete un campione setacciato del terreno, lo lasciate asciugare bene e poi lo diluite in acqua distillata (l'acqua usata per i ferri da stiro ma non profumata). Girate bene e poi inserite una cartina tornasole (acquistabile anche via internet a costi irrisori). Se il colore della cartina vira al rosso il terreno è acido, se vira verso il blu il terreno è alcalino.
Forte presenza di sostanza organica
Terreno fortemente ghiaioso

Già con queste semplici e veloci osservazioni potrete avere un'idea più chiara del terreno che avete di fronte e che state osservando. Basta poco per decidere quale terreno usare e come utilizzarlo al meglio nel rispetto della natura e assecondando ciò che il luogo ci offre.

martedì 4 agosto 2015

Acqua sì, acqua no, acqua come?

Ecco un'altra ondata di caldo africana in arrivo. Temperature in salita e afa insostenibile mettono a dura prova le nostre piante costrette per natura a star ferme al sole.
L'acqua, l'elemento principe, così fondamentale per gli ortaggi rischia di essere il fattore di rischio per via della sua scarsità, della grande evaporazione e traspirazione dovuta proprio all'irraggiamento solare.


Questo breve post ha l'obiettivo di spiegare come usare questo bene fondamentale ottenendo la massima resa e diminuendo lo spreco.

Come non sprecare l'acqua?
Per capire come non sprecare acqua bisogna anzitutto dire che in un mondo perfetto si ha la massima resa quando ogni goccia d'acqua viene assorbita da ogni pelo radicale di ogni radice. In questo caso non si ha perdita d'acqua e quindi massima resa.
Purtroppo questa condizione non si raggiunge mai ma si può comunque cercare di raggiungerla.

  1. Localizzare l'irrigazione: piuttosto che bagnare a pioggia dall'alto si può optare per un'irrigazione più localizzata solo dove serve con tubi gocciolanti o con ugelli a micro-spruzzo posizionati solo dove serve. Questo ottimizza parecchio l'irrigazione in quanto la goccia cade nel terreno e viene subito trattenuta cosa che irrigando dall'alto non avviene. Una gran quantità d'acqua evapora ben prima di riuscire a penetrare nel terreno.

    Irrigazione con tubo gocciolante

  2. L'ora è importante: mai bagnare in pieno giorno onde evitare sia pericolosi shock termici alla pianta sia perché durante il giorno l'evaporazione è maggiore. È preferibile bagnare al mattino in quanto si crea la riserva d'acqua necessaria alle piante per l'intera giornata. Scegliere di bagnare di sera evita l'evaporazione ma si rischia di inzuppare il terreno nel periodo nel quale le piante non ne hanno bisogno. Di notte le piante rallentano e modificano il proprio metabolismo.
  3. Coprire il terreno: lasciare il terreno pulito e nudo senza alcuna copertura aumenta l'evaporazione e rischia di polverizzare il primo strato di terreno quello nel quale (specie per le varietà orticole) si concentrano le radici. Pacciamate gente, pacciamate!

    Pacciamatura di paglia

  4. Evitare di far seccare il terreno: bagnate con regolarità il suolo evitando di giocarvi le riserve di umidità. Quando il terreno secca completamente ricostituire le riserve non è semplice e si rischia che irrigando nuovamente l'acqua scivoli via senza penetrare. 

    Terreno troppo secco

  5. Mai eccedere in quantità: inutile bagnare inondando le nostre coltivazioni. Le piante hanno una velocità massima di assorbimento oltre la quale non accettano più acqua. Ciò vuol dire che buttando litri d'acqua gran parte la stiamo perdendo in profondità.

    C'è chi esagera!

    Seguendo queste 5 semplici regole del buon senso non solo avrete ortaggi buoni, sani e belli ma contribuirete a risparmiare acqua preziosa in questi periodi nei quali questo bene fondamentale diviene ancora più importante.

martedì 28 luglio 2015

Le ultime frontiere della pacciamatura

pacciamatura s. f. [der. di pacciame]. – In agraria, operazione che tradizionalmente consiste nel cospargere il terreno di paglia, foglie secche, letame o altro, allo scopo di proteggere le colture da eccessiva insolazione o dal pericolo di gelate; oggi è fatta in gran parte con fogli sottili di materie plastiche (spec. polietilene), per lo più di colore nero, in cui sono eventualmente praticati fori di opportuno diametro e frequenza, che mantengono la giusta temperatura ed evitano la crescita di erbe infestanti.

Ecco cosa dice il Treccani se interpellato a riguardo di questa tecnica millenaria.
La definizione tocca alcuni aspetti fondamentali di questa pratica che cercherò di approfondire.

La pacciamatura si attua coprendo il terreno. Un dato di fatto che però fa nascere altre mille domande e tra queste la prima è sicuramente la regina delle domande... Perché coprire il terreno? Ogni azione in agricoltura (o nella vita in generale) deve avere un motivo valido altrimenti si sfocia nella pazzia o, peggio ancora, nello spreco.
In natura non esiste terreno nudo. Questo è un fatto. Esistono rocce nude ma non suolo nudo, senza vegetazione. Possiamo vedere con i nostri occhi come le piante colonizzano velocemente mucchi di terra lasciati incustoditi e non movimentati.
Questa osservazione ci porta subito al primo principio fondamentale: cercare di mantenere un terreno “pulito” da erbe spontanee è possibile ma richiede un grossissimo dispendio di energia.
Potremmo essere disponibili a usare questa energia specie se il nostro orto è piccolo ma quando affrontiamo una coltivazione su più ampia scala è necessario valutare un'altra strada che impedisca la naturale colonizzazione delle erbe.
Non c'è altra soluzione che coprire il terreno pacciamando.

Pacciame composto da erba tagliata e fatta seccare

Purtroppo per noi il terreno, specie se analizziamo il primo strato superficiale, è un debole isolante termico. Questo vuol dire che in estate accumula troppo calore mentre in inverno ne perde eccessivamente. Questi sbalzi termici danneggiano (anche gravemente) non solo le radici dei nostri ortaggi ma anche tutta la complessa e delicata fauna terricola. Lo strato pacciamante è una vera e propria barriera termica a protezione del terreno.
La pacciamatura se gestita al meglio è in grado di trattenere l'umidità ma al tempo stesso permettere la traspirazione.

Terreno "nudo". Il difficile è mantenerlo tale. Ne vale la pena?

Nella definizione si citano anche i differenti materiali usati per pacciamare e qua entriamo in un argomento che potrebbe dilungarsi per pagine e pagine. Gli orticoltori più sperimentali provano di tutto. Dalla lana ai trucioli, dalla paglia alle plastiche biodegradabili.
Quello che consiglio io è non usare (come citato dalla definizione) la plastica (polietilene) poiché inevitabilmente parte di essa si disperderà nell'ambiente e nel nostro stesso orto.
Bene tutti gli altri materiali facendo attenzione alle reazioni chimico-fisiche che comportano. Se usiamo materiale biologico dobbiamo capire se durante la decomposizione è in grado di modificare il terreno.

Pacciamatura in plastica biodegradabile sotto fragole

Già da qualche anno la tecnica di pacciamatura ha incontrato la semina facendo nascere il telo pacciamante già seminato con l'ortaggio voluto e pronto per essere steso sul terreno preparato. Solitamente questo telo è creato con fibre vegetali (cotone, carta, iuta) in cui vengono immessi i semi dell'ortaggio già a distanze regolari.
Si possono trovare in commercio teli completi o anche solo strisce che non solo impediscono alle erbe spontanee di soffocare i nostri giovani germogli ma ci evitano l'operazione di diradamento che si rende indispensabile per certi ortaggi quando vengono seminati a spaglio.

Posizionamento del telo preseminato in orto

Giovane carota nata da telo preseminato

Troppo spesso si coltiva l'orto in modo “tradizionale” (anche se tradizionale non è) estirpando chili di erbe indesiderate e continuando questa dura e inutile battaglia contro i mulini a vento quando abbiamo sotto mano una tecnica che, se ben gestita, non solo ci evita tanta fatica ma addirittura arricchisce e protegge il fattore fondamentale per un buon raccolto: il terreno.

martedì 14 luglio 2015

La dieta vegetale

I vegetali sono esseri viventi autotrofi e, per definizione, sono in grado di auto-costruirsi il proprio cibo. Basta acqua e anidride carbonica per produrre il loro alimento favorito: il glucosio.

6H2O + 6CO2 = C6H12O6 + 6O2


Questa è la reazione chimica più famosa al mondo, quella della fotosintesi clorofilliana, che avviene ogni giorno in ogni foglia (o parte verde) di ogni singola pianta presente sulla Terra. La reazione che è in grado, grazie all'energia luminosa del Sole, di dare alla pianta glucosio e a tutti gli altri organismi eterotrofi (noi in primis) prezioso ossigeno.

Se ciò fosse realmente vero e se bastassero solo acqua e anidride carbonica per far vivere bene una pianta allora perché esistono interi manuali su come gestire la fertilità del terreno, come concimare e con quali elementi?
Perché concimiamo il nostro orto?

La risposta è semplice. Le piante hanno bisogno di una serie di elementi che devono necessariamente prelevare dal terreno. Il glucosio della fotosintesi fornisce l'energia necessaria per vivere ma i mattoncini per costruire tutte le strutture della pianta derivano dall'assorbimento di svariati elementi presenti nel terreno.

Tutta la galassia di elementi nutritivi necessari alle piante è divisa in due grandi blocchi: i macroelementi e i microelementi.
Spesso (erroneamente) si è portati a pensare che i macroelementi siano quelli più importanti a, in realtà, il nome deriva dal fatto che sono gli elementi che la pianta usa in quantità maggiore. Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio (K) sono i tre macroelementi principali.
Tutti (o quasi tutti) i concimi che possiamo vedere in vendita contengono questi tre elementi in quantità e rapporti differenti in base ai bisogni.
I microelementi sono sali, minerali, ossidi di elementi che sono comunque fondamentali ma che la pianta assorbe in quantità minore. Calcio (Ca), Ferro (Fe), Magnesio (Mg), Rame (Cu), ecc... sono solo alcuni esempi.

Esempio di etichetta di un concime

La domanda resta comunque la medesima. Cosa mangiano le piante? Hanno “gusti” particolari?
Le piante divorano una gran varietà di elementi differenti in base alla fase di crescita nella quale si trovano e in base alla specie alla quale appartengono.
Esattamente come noi tutti abbiamo gusti e diete differenti, anche le piante prediligono piatti differenti.

La regola empirica e assolutamente generale dice che i macroelementi servono in base alla fase vegetativa che si vuole sviluppare.
  • Azoto: serve per la vera e propria crescita “verde” della pianta. Aiuta lo sviluppo di foglie e fusti. Non a caso concimi molto azotati vengono impiegati per far crescere tutta la verdura a foglia dalle insalate alle verze.
  • Fosforo: serve per la formazione del bocciolo e il mantenimento dei fiori. Solitamente viene impiegato per fortificare i fiori che porteranno i successivi frutti.
  • Potassio: in molti casi serve per ingrossare e ad aumentare la qualità organolettica dei frutti.

Funzione dei macroelementi

I microelementi, pur essendo assorbiti in quantità minore, sono molto importanti in quanto una loro diminuzione improvvisa può creare notevoli problemi alla sopravvivenza della pianta.
Basti sapere che al centro della molecola della clorofilla (quella da cui nasce il processo di fotosintesi) c'è un atomo di Magnesio. Uno dei microelementi è protagonista diretto della reazione più importante mai scoperta.
Una carenza di ferro in molti casi genera perdita di colore chiamata clorosi ferrica mentre nel caso di assenza di rame gemme e nuovi germogli possono avvizzire e seccare. Sono solo due esempi che indicano l'importanza di una dieta bilanciata.

Clorosi ferrica su fragola

Come si può garantire una buona concimazione rispettando la natura e il terreno evitando di impoverirlo?
Considerando che ogni specie ha la sua dieta, la cosa più intelligente da fare e quella di non coltivare per due volte di fila sullo stesso terreno la medesima specie. Tutta la tecnica di rotazione colturale si basa proprio su questo punto.
Il secondo aspetto da considerare è che un terreno è considerato fertile non solo perché contiene determinate quantità di elementi ma perché presenta una struttura conforme alla crescita rigogliosa. Per tale ragione è preferibile usare concimi organici che aumentano e migliorano la quantità di sostanza organica nel terreno. 

Concime organico derivato da scarti domestici

Stallatico, sovescio, pollina, humus, uova sbriciolate, foglie in decomposizione/lettiera, cenere sono solo alcuni dei materiali organici che si possono interrare nell'orto e che sono in grado di modificarne la struttura. Generalmente i concimi organici (che nel caso modifichino la struttura del terreno prendono il nome di ammendanti) sono ad azione più lenta rispetto ai concimi minerali o chimici ma proprio questa lentezza d'azione permette loro di restare nel terreno più a lungo interagendo in modo più delicato con la flora e fauna terricola.

Luogo di raccolta degli scarti per la creazione di humus

Quello che noi dobbiamo garantire è la salubrità del terreno in cui tutti gli elementi siano presenti in giusta misura e che siano distribuiti senza creare shock o eccessi pericolosi per tutti gli esseri viventi presenti in orto, in primi i nostri ortaggi.

La filosofia di una buona concimazione

giovedì 9 luglio 2015

Troppo caldo, troppo umido

Il caldo fa bene agli ortaggi in genere ma come recita il famoso detto “il troppo storpia” e così, colpa della già rinominata “bolla africana”, ci troviamo ad affrontare l'eccesso di caldo unito ad una sovrabbondante umidità.
Un mix micidiale per il nostro orto.
Si sa, l'orticoltore non è mai contento del clima. Fateci l'abitudine a questa peculiarità. O fa troppo freddo o troppo caldo, o troppo umido o troppo asciutto.


In ogni caso è innegabile che in questo periodo le temperature sono micidiali. Quota 40° molto vicina e, facendo conto che le temperature sono registrate all'ombra, immaginate le temperature raggiunte in un orto assolato e ben esposto.

Le verdure crescono in rapporto alla temperatura ma raggiunta la tolleranza massima (che dipende dalle differenti varietà) la pianta comincia ad innalzare barriere e la prima è il rallentamento del metabolismo. Le foglie chiudono gli stomi per risparmiare acqua ed evitare la disidratazione.

Tutte le parti aeree sono a rischio scottature specie quelle più delicate come foglie giovani e fiori. Mai come in questo periodo è assolutamente vietato bagnare le piante nelle ore più calde e sopra la chioma per evitare che acqua fredda e superficie fogliare bollente portino ad uno shock termico pericoloso per l'intera pianta. Meglio bagnare sotto chioma (magari con impianto a goccia) al mattino presto in modo che si possa ricostituire una buona riserva idrica già a disposizione per le piante in modo che possano assorbire acqua a volontà durante la giornata.


Bene scoprire i frutti in maturazione dalle foglie che coprono, specie quelli che devono colorarsi (pomodoro, peperoni, melanzane, ecc...) senza esagerare poiché anche i frutti soffrono le scottature.

Come dicevamo all'inizio, quest'ondata di caldo porta con sé anche una buona dose di umidità.
Anche questa caratteristica è un'arma a doppio taglio. Di per sé le piante giovano di un clima caldo umido poiché nonostante le temperature elevate, l'abbondante umidità dell'aria rallenta l'evapotraspirazione e diminuisce il rischio di disidratazione.
Purtroppo per noi e per loro questo clima è quello favorito anche dai funghi e dagli insetti, anche quelli che non vorremmo avere nel nostro orto.


Bisogna sapere che la chioma (specie se abbondante) è una barriera impenetrabile per le microscopiche goccioline d'acqua creando un ambiente asfittico, caldo e umido. L'ideale per lo svilupparsi di funghi patogeni.
Cerchiamo di eliminare foglie grandi e vecchie che, dal punto di vista fotosintetico, rendono poco e occupano molto lasciando foglie giovani.
Questa pratica che prende il nome di “scacchiatura” è tipica per le solanacee (pomodori, peperoni e melanzane) e si effettua proprio per evitare attacchi fungini.


L'orto è una sinergia tra ortaggi e orticoltore e, proprio per questo motivo, questa bolla di caldo anticiclonica colpisce non solo i nostri orti ma anche noi stessi. È fondamentale non recarsi in orto nelle ore calde della giornata non solo perché è rischioso per la salute ma perché è dimostrato che all'alzarsi delle temperature il nostro corpo rende meno, la nostra testa comincia a non esser più lucida. Due fattori che incrementano i rischi di incidenti.
È quindi raccomandabile utilizzare i momenti più freschi della giornata per i lavori in orto sempre accompagnati da abbondanti bottiglie d'acqua (meglio averne di più che rimanere a secco!).
Un'ora di lavoro con il fresco mattutino rende come tre passate sotto il sole e il recupero dell'energia spesa in quell'ora è ben più veloce.


martedì 23 giugno 2015

Non abbiamo tempo da perdere

Spesso si ha timore nel cominciare a coltivare i propri ortaggi non solo perché ci si sente principianti in un nuovo mondo ma, sempre più spesso, si ha paura di non avere tempo da dedicare. Le vite sempre più frenetiche non ci consentono di intraprendere le coltivazioni volute.

Ecco il perché di questo nuovo post.
È vero che coltivare richiede tempo? Quanto esattamente? È possibile conciliare orto, famiglia e lavoro?

Questo resoconto pratico è il risultato di annotazioni reali sulle tempistiche effettivamente avute nella creazione e cura di un vero orto, il mio.

Per avvicinarmi alla realtà di terraXchange, anche io ho deciso quest'anno di costruire un orto da zero esattamente come spesso capita ai nostri utenti i quali si trovano a piantare ortaggi là dove incuria e abbandono regnano sovrani.

Già qua bisogna fare dei distinguo. Costruire un orto è diverso rispetto a, per esempio, piantare un frutteto. Le ore di lavoro sono differenti.

Parliamo quindi di un orto nato dove prima c'era un “semplice” prato. Per cercare di uniformare i tempi prendiamo in considerazione il lavoro necessario per coltivare un metro quadro in modo che poi si semplice moltiplicarlo per tutta la superficie che vogliamo coltivare.

Prima pulizia: 10min a metro quadro.
La primissima cosa da fare è pulire il terreno e tagliare l'erba. Togliere eventuali rami caduti e tagliare e rastrellare l'erba alta è un lavoro necessario per capire la morfologia della superficie e cominciare a creare un po' d'ordine.

Pianificazione: 30sec a metro quadro.
Una volta pulito il terreno bisognerà pianificare come e dove zappare, quale forma avrà il nostro orto, dove saranno posizionate le aiuole, i camminamenti, l'eventuale impianto di irrigazione. Per far ciò si rende utile l'utilizzo di picchetti e spaghi per delimitare e disegnare i contorni.

Contorno delimitato

Lavorare il terreno: 15min a metro quadro.
Forse il lavoro più faticoso di tutti. In questa fase bisogna tirare via il cotico erboso e vangare il terreno. Se lo si fa a mano bisogna considerare che ogni 15min si fa una pausa di 1 o 2min. Zappare non è cosa semplice e bisogna prenderci la mano. Oltre a ciò la velocità dipende dalla tipologia di terreno che ci si trova ad affrontare. Se si fresa meccanicamente i tempi si dimezzano. In ogni caso, salvo non avere a disposizione un aratro, il cotico va tirato via a mano.
Se volete costruire un orto sopra i 50 metri quadri considerate l'eventualità di chiamare un trattorista per preparare il terreno almeno la prima volta.

Tolto il cotico e vangato la terra

Concimare: da 5 a 15min a metro quadro.
Una volta dissodato il terreno è buona norma dotarlo del nutrimento adeguato a sostenere la nuova coltivazione. Solitamente si usa letame a pellet, comodo e pratico, da distribuire sul terreno. Basta una leggera rastrellata per interrarlo.
Se però avete a disposizione del letame maturo di qualche allevatore in zona distribuitelo pure sul terreno ma, in questo caso, dovrete interrarlo zappando (seppur leggermente) nuovamente il terreno. I tempi cambiano in base a quello che decidere di fare.

Humus fai da te derivante dagli scarti domestici

Approntare l'irrigazione: 5min a metro quadro.
Se volete risparmiare tempo in futuro nella gestione dell'orto non potere fare a meno dell'irrigazione. L'impianto può essere completamente automatico (con centralina e sensore di pioggia) o manuale (semplicemente collegando la canna dell'acqua all'impianto quando c'è la necessità di irrigare). Un volta l'impianto d'irrigazione era una voce onerosa oggi non è più così. La spesa per un tubo gocciolante e raccordi al metro quadro è irrisorio e il materiale si può trovare in qualunque centro del fai da te oltre che nei consorzi agrari e negozi per giardinaggio.
Personalmente ho optato per un impianto manuale nel quale sono io che collego l'orto al rubinetto mediante canna dell'acqua. Se avete 20€ da spendere potete acquistare una centralina che apre e chiude l'acqua in totale autonomia. Ideale se siete fuori di casa tutto il giorno.

Attacco rapido per collegare l'irrigazione

Distribuire il pacciame: 10min a metro quadro.
Strappare erba spontanea è un lavoro immane, faticoso e che richiede pazienza e tempo. Le “erbacce” crescono velocemente in un orto concimato e irrigato. Se volete creare un orto che non dia da fare è obbligatorio coprire il terreno nudo con pacciame. Potete usare paglia, foglie, teli o addirittura lana di scarto. Nel mio orto ho usato un telo nero biodegradabile in amido di mais (MaterBi). Rende la gestione davvero facile e resiste per circa un anno prima di cominciare a decomporsi. Costa più o meno 0,50€ al metro lineare ed è largo 80cm. Il tempo di distribuzione del pacciame è più o meno simile per ogni tipologia di materiale usato.
Posso garantire che la spesa di soldi e tempo per acquistare e distribuire del pacciame è nulla rispetto a pulire ed eradicare ogni giorno le erbe spontanee che crescono tra gli ortaggi.

Telo tirato e fissato

Piantare o seminare le verdure: da 1 a 20min a metro quadro.
Uno dei lavori più gratificanti perché indica che siamo giunti a buon punto nella creazione del nostro orto. È anche uno di quei lavori che non è facile cronometrare in quanto le tempistiche dipendono se seminiamo o trapiantiamo piantine e da che tipologia di verdure stiamo impiantando.
In un metro quadro ci sta una zucca o venti cipolle. Capite che piantare un seme di zucca o trapiantare venti piantine di cipolle sono lavori differenti che richiedono tempistiche differenti.

Piantine da trapiantare

Ispezione, la potenza è nulla senza il controllo: 5min a metro quadro.
Questo è il primo vero lavoro di gestione dell'orto. Al contrario di quelli precedenti di creazione, questo si ripete nel tempo con cadenza quasi quotidiana. Nell'orto dobbiamo andarci spesso per controlla che tutto proceda come deve, che non vi siano problemi, che le nostre piante siano sane e vitali.
Per fa ciò non c'è metodo migliore che osservare con cura ogni pianta. Cinque minuti a metro quadro è una tempistica più che sufficiente per soffermarsi con cura su ogni centimetro del nostro orto.

Una delle visite in orto

Distribuzione prodotti: 2min a metro quadro.
Vi capiterà durante le vostre ispezioni di vedere qualcosa che non va. Insetti, funghi, carenze nutrizionali, ecc... è il momento di intervenire distribuendo ciò che serve. Il mio orto è assolutamente biologico. Nessuna schifezza deve poter inquinare ciò che produco e che porto in tavola ma, nonostante ciò, anche io distribuisco e spruzzo litri di sostanze nell'arco dell'anno. Dal macerato di ortiche contro gli afidi, al rame per protegge i pomodori dalla peronospora, alla pollina diluita per rinforzare le produzioni. Queste operazioni vi richiedono l'acquisto di uno spruzzatore e la preparazione e miscelazione delle sostanze necessarie.
Distribuzione macerato d'ortica

Il momento più bello, la raccolta: da 1 a 10min a metro quadro.
Questo è il momento più atteso di tutto il percorso orticolo. Ora si inizia a raccogliere il frutto delle nostre fatiche. Le tempistiche sono variabili in base a cosa si deve raccogliere. Anche questo è un lavoro di gestione in quanto saremo “costretti” a tornare in orto più e più volte. Gli ortaggi non maturano tutti insieme e molti producono in modo continuo per periodi più o meno lunghi. I cespi di insalata si raccolgono più velocemente rispetto ai fagiolini (che vanno cercati con pazienza sotto le fitte chiome).

Pomodori in maturazione

La morte delle piante e le loro estirpatura: da 0 a 5min a metro quadro.
A fine stagione quasi tutte le piante orticole sono alla fine del loro ciclo naturale e cominciano a morire. Strappare e buttare ciò che resta delle nostre coltivazioni è un lavoro che può richiedere anche una buona dose di sforzo nel caso di piante dalle forti radici ma, per esempio, nel caso dei ceppi d'insalata questo lavoro non esiste perché abbiamo già estirpato l'intera pianta nel momento della raccolta. Invito tutti a raccogliere gli scarti vegetali dell'orto creando una compostiera in modo da avere fresco terriccio da ridistribuire nuovamente in orto.

Questa è l'ultima mansione prima di progettare e ricostruire quello che diverrà l'orto per la nuova stagione. In un ciclo ininterrotto e diviso per fasi e lavorazioni sempre uguali ma resi differenti da un'infinita combinazione di fattori esterni.

Sintetizzando si può dire che il lavoro più grande è quello iniziale di preparazione dello spazio dove si consumano risorse (soldi e sudore) e che, una volta entrato in ciclo produttivo (da aprile a settembre/ottobre), l'orto (se fatto con testa) necessita mediamente di circa 2-4min a metro quadro ogni giorno.
Con 30 metri quadrati si possono avere già ottime produzioni (ne ho 20 e già mi trovo nella condizione di regalare ortaggi ad amici e conoscenti) e mantenere questa superficie può richiedere al massimo 2 ore al giorno nel periodo in cui bisogna raccogliere.
Un investimento di tempo più che accettabile specie se con tale investimento possiamo portare sulla tavola prodotti belli, buoni e sani.