sabato 31 gennaio 2015

Potatura, come non sbagliare!

Tra i video più visti su youtube in campo orticolo/frutticolo vi sono quelli che spiegano come potare.
Questo perché si ha sempre il timore di sbagliare e di non sapere come fare. Si ha paura di avvinarsi alle piante con una cesoia in mano.
La prima cosa che mi insegnarono è vincere questo timore.
“Le piante sono molto più forti di quello che pensi e se sbagli sapranno riparare ai tuoi errori.”
È proprio così!
Se non combiniamo errori troppo grossolani, la pianta saprà riprendere i nostri sbagli e correggerli.

Il primo passo per avvicinarsi con le cesoie è proprio arrivare con questa consapevolezza invece che con la più classica “oddio, una volta tagliato è tagliato per sempre!”
Una volta coscienti di ciò vi illustrerò punto per punto tutti i passaggi da effettuare per potare evitando i principali errori.

Controllate e pulite gli strumenti da taglio
Le cesoie, il segaccio, lo svettatoio e qualsiasi altro strumento che utilizzerete per il taglio deve essere controllato prima di iniziare a potare. Deve funzionare correttamente, deve essere affilato per un taglio netto e preciso, deve essere pulito e disinfettato.
Badate bene che questo ultimo punto è troppo spesso dimenticato. Molti non lo prendono neanche in considerazione. In realtà il taglio che stiamo facendo è una vera e propria ferita e la lama utilizzata può essere l'agente contaminante. Pensiamo a quando facciamo potature su più piante, passiamo la lama da un ramo all'altro, da un individuo ad un altro. Un po' come se un chirurgo usasse lo stesso bisturi per più pazienti.
Se ci troviamo in un frutteto “a rischio” si consiglia addirittura di disinfettare la lama con alcol o acqua ossigenata ogni volta che si passa da una pianta all'altra.

Strumenti puliti e affilati

Taglio netto, pulito e obliquo
Ogni volta che tagliamo un ramo assicuriamoci di aver strumenti affilati e di utilizzare lo strumento adeguato allo spessore del ramo. Non è mai consigliato riprendere il taglio quando ci accorgiamo in ritardo di non riuscire a tagliarlo con le cesoie poiché si riduce la pulizia del taglio stesso.
Il taglio non deve essere orizzontale ma obliquo in modo che l'acqua (pioggia o irrigazione) scivoli via e lasci asciutto il punto di taglio per evitare che funghi e batteri trovino un ambiente adatto al loro sviluppo.
Il taglio non deve presentare fibre, rotture e scalini ma un'unica superficie liscia. In questo modo la ferita si cicatrizzerà molto più velocemente.

Taglio pulito e obliquo, non sfrangiato e troppo orizzontale

Taglio sopra la gemma, la foglia o un altro ramo laterale
Mai tagliare a metà di un ramo (nella zona di internodo) ma sempre sopra ad una gemma o ad un ramo laterale alla distanza di 1cm circa. Le gemme e le foglie hanno la capacità di aspirare e pompare linfa. Troncare un ramo a metà in una zona dove non ci sono gemme sulla sommità del taglio vuol dire impedire alla linfa di raggiungere la zona di taglio. Le cellule e tutta la porzione di ramo sino alla prima gemma o ramo laterale sottostante muore lasciando aperta la ferita. Ottimo ambiente in cui funghi e batteri possono proliferare creando marciumi capaci poi di penetrare all'interno dell'intera pianta.

La cesoia sta sopra l'ultima gemma o il ramo che si vuol tenere

Eliminare rami morti, rotti, piegati
La prima cosa da fare durante la potatura è eliminare tutti i rami inutili. Parti morte, rami che si sono spezzati o piegati. Questo rende più agevole la vera è propria potatura che si inizierà dopo questa prima fase. È un lavoro piuttosto semplice ma importante perchè si può utilizzare per prendere confidenza con strumenti e tipologie di taglio. Non disperate se si taglia per sbaglio un ramo vivo. Come detto all'inizio, la pianta è in grado di sopportare un'alta dose di nostri errori.

I rami rotti possono cicatrizzare ma è comunque opportuno
eliminarli perchè instabili

Equilibrio tra acqua, aria e luce
Detto così sembra difficile ma in realtà non lo è.
Potare significa sì scegliere rami e gemme che porteranno la frutta durante l'anno ma anche gestire la chioma. Se i rami sono troppo intricati si rischia di avere un ambiente buio, umido e asfittico. Ciò porta la pianta a far morire volutamente tutti i rami interni spingendo quelli esterni ad uno sviluppo disordinato. La chioma si svuota internamente e, ancora una volta, si crea un ambiente ideale per tutti i microrganismi patogeni.
La cosa ideale da fare in fase di potatura è mettersi il più internamente possibile alla chioma per avere un punto di vista ottimale. Si procede ad eliminare tutti i rami che rientrano in chioma o che si intrecciano puntando ad alleggerire la chioma svuotandola internamente. Questo farà sì che a piena vegetazione aria fresca e pulita e luce riescano ad entrare sino al tronco principale lasciando uscire il vapore acqueo derivante dalla traspirazione fogliare.

Chioma prima e dopo la potatura, notare la differente trasparenza

Attenzione a tagliare rami grossi
Non è vietato anzi, può essere utile quando ci apprestiamo a riprendere piante che non sono state curate per anni e in cui i rami (che sarebbero stati da tagliare anni indietro) si sono ormai sviluppati.
Se una pianta è potata con regolarità, in teoria e fatti salvi eventi particolari, non bisognerebbe tagliare rami che abbiano più di 2-3 anni (da 1 a 8cm di diametro).
I rami giovani hanno grande capacità di cicatrizzare i tagli.
Più il ramo invecchia è più farà fatica a rimarginare il taglio e per questo abbiamo bisogno di chiudere la ferita con prodotti specializzati (mastici per piante) in grado di sigillare fisicamente il taglio. Inoltre questi prodotti contengono antibatterici e antifungini che impediscono ai potenziali patogeni di entrare.
Meglio comunque evitare tagli drastici ove possibile.

Uso del mastice per chiudere un taglio grosso

Attenzione ai sintomi di potenziali malattie
Non c'è momento migliore della potatura per fare un check-up completo della pianta. Usiamo questo momento per controllare la presenza di potenziali malattie.
Esternamente: possiamo verificare malformazioni di rami o porzioni di rami anche molto evidenti (possibili tumori), crepe corticali longitudinali (possibili cancri), colori corticali anormali, resine che fuoriescono in modo anomalo, gemme dell'anno che sono germogliate in modo strano (scopazzi).
Internamente: legno di colori anormali (dal nero al rosso), di strane consistenze (spugnoso), troppo ricco in acqua, cariato o con cavità.
Quando incontriamo rami di questo tipo vanno eliminati tornando indietro sino a dove il legno si presenta sano. L'ultimo taglio, su legno sano, deve essere eseguito dopo aver disinfettato la lama con alcol e fuoco. Meglio usare anche un cicatrizzante.
Molti patogeni possono essere estremamente virulenti per cui non sottovalutate queste pratiche onde evitare di trasmettere la malattia ad altre porzioni di chioma o ad altre piante.

Ramo con problemi interni di carie bianca

Ramo con sintomi esterni come macchie e
trasudazione di resine anomale

Allontanare velocemente gli scarti di potatura
Tutti gli scarti vegetali morti sono potenzialmente nido di patogeni.
Quando possibile è meglio portar via tutti i rami tagliati e se ve ne sono alcuni che reputiamo malati vanno distrutti il più velocemente possibile tramite l'unico mezzo attuabile e capace di distruggere con certezza i potenziali patogeni: il fuoco.
Se i rami sono sottili e non presentano sintomi possono essere accumulati e compostati per poi tornare in campo come humus. Se ne avete la possibilità è meglio triturarli per velocizzare il processo. Il tutto va eseguito a qualche decina di metri dal frutteto.

Scarti di potatura triturati pronti per il compost o come pacciame

Incenerimento degli scarti sospetti

venerdì 23 gennaio 2015

Le parole silenziose

Oggi vi vogliamo parlare delle interazioni tra pianta e ambiente e tra pianta e pianta.
Non dobbiamo dimenticarci che, essendo le piante esseri viventi, sono in grado di comunicare.

Il fatto che non siamo in grado di percepire questo chiacchiericcio non significa che ciò non esista. I nostri sensi sono piuttosto limitati, non in grado di percepire moltissimi stimoli esterni.

Le piante comunicano e lo fanno continuamente ma la cosa incredibile è che sono l'unico regno in grado di stabilire un contatto con altri esseri viventi. Le piante sono in grado di lanciare messaggi comprensibili ad animali, funghi e batteri.

Una pianta morente riesce ad attirare a sé insetti decompositori e xilofagi (spingendo ad una sorta di eutanasia naturale), riesce a creare una barriera di segnali che impediscono un attacco nemico.
Riescono persino a richiamare funghi e batteri simbiotici e creano loro un ambiente adatto alla cooperazione.

Ormai si concorda nel dire che anche le piante hanno simpatie e antipatie verso altre piante di specie differente. Tollerano, cooperano, si ostacolano, si uccidono. Scatenano una serie di giochi di potere che noi non siamo in grado di percepire poiché usiamo un "alfabeto" differente.

Le piante hanno il loro carattere.

 Mentre la nostra comunicazione si basa moltissimo su capacità fisiche (scrittura e verbo si basano su vista, voce, movimento muscolare, udito), le piante basano tutta la loro comunicazione tramite l'uso di molecole chimiche. Molecole che possono essere decifrate anche da altri organismi al di fuori del regno vegetale.



Le piante sono in grado di liberare in ambiente una notevole quantità e tipologia di molecole, estremamente volatili, specie-specifiche ed in grado di stimolare una reazione in altri esseri viventi.

Una pianta attaccata è in grado di richiamare insetti utili a predare altri insetti patogeni.

Possiamo concludere dicendo che noi umani, con fatica, stiamo cercando di adottare una lingua (l'inglese internazionale) per comunicare e farsi capire in una comunità straniera della stessa specie mentre le piante non solo sono già in grado di farlo ma riescono a comunicare persino con altri regni viventi.
Un po' come se noi riuscissimo ad intavolare un dialogo con i marziani.

lunedì 19 gennaio 2015

Perchè puntare sull'orto?

òrto s. m. [lat. hŏrtus] – Piccolo o medio appezzamento di terreno, spesso adiacente alla casa (o. familiare), recintato da muro o da siepe, nel quale si coltivano erbaggi e piante da frutto.
(fonte: dizionario Treccani)

Definizione accademica ma siamo certi non sia una definizione esaustiva.

Molto spesso capita che, parlando con le persone di orticoltura, mi chiedano il perché sia così importante per me.
Perché in un mondo così moderno e in cui il cibo è alla portata di quasi tutti con prezzi che, tutto sommato, restano bassi in rapporto al costo della vita è necessario puntare sugli orti?
Perché non andare ad acquistare, se non al supermercato, neppure tramite i piccoli banchetti di un mercato?

Ebbene, a queste domande rispondo sempre che parlare di orticoltura è un po' come parlare di sport. Un immenso argomento che possiede diversi aspetti e conduce a differenti obiettivi.
Esattamente come lo sport, si suddivide in differenti discipline che hanno il loro scopo, i loro obiettivi e i loro esperti professionisti.

Dobbiamo dividere questo tema in 3 macro gruppi:
  • Il primo gruppo rappresenta le attività agricole orticole che coltivano per vendere il proprio prodotto.
  • Il secondo gruppo è composto da persone che coltivano il proprio orto per produrre ottimi ortaggi da mangiare in famiglia a condividere con amici.
  • Il terzo gruppo è meno conosciuto ma è quello che sta prendendo maggior piede in Italia. È quello degli orti che non producono solo ortaggi ma anche aggregazione, valorizzazione e sostegno sociale.

Sotto la parola “orto” si nasconde un pullulare di attività, di obiettivi e di soddisfazioni differenti. È questa la reale potenzialità di proporre l'orticoltura come mezzo (catalizzatore) per proporre eventi, idee e progetti che hanno non solo lo scopo di produrre ma di educare, stimolare aggregare persone.

Sono sempre stato un fanatico di queste azioni sul territorio. Dall'orto-terapia all'orto didattico/sociale. Nonostante ciò sono consapevole che pur le alte potenzialità di queste iniziative, restano troppo spesso isolate, non capaci di comunicare adeguatamente e limitate alle proprie azioni.
Può capitare, come è capitato a me, di entrare in contatto con un'associazione orticola meritevole e operante a poche centinaia di metri da casa mia sconosciuta e di cui ignoravo l'esistenza.

Una volta l'orto era il classico hobby dove relegare pensionati stanchi. Mi fa un certo ribrezzo leggere tutt'oggi che spazi adibiti ad orti comunali vengano attribuiti solo a persone sopra una certa età (trattando questi spazi come ospizio) quando invece dovrebbero essere luogo di aggregazione sociale in cui mix di età, credo religioso, politico ed estrazione sociale possano convivere.

“Orto” oggi può significare tutto. Può significare benessere, riqualificazione, società, sviluppo. Eccone alcuni esempi:




venerdì 16 gennaio 2015

Non siate precisi!

Oggi vi parlerò di un aspetto che quasi mai viene preso in considerazione in quanto di difficile osservazione e riguarda, ancora una volta, il terreno.
Dato che ci stiamo avvicinando al periodo nel quale andrà preparato il terreno per il nostro orto, mi pareva giusto introdurre il concetto di "struttura" del terreno.
Spesso si confonde la struttura con la tessitura. Quando parliamo di terreno sabbioso, argilloso, limoso, grossolano, ricco in sassi o franco stiamo classificando il terreno secondo la propria tessitura.
Se non pretendiamo avere dei dati precisi, è un'analisi che possiamo fare noi semplicemente osservando il terreno. Basta un occhio attento anche poco esperto per capire se un terreno e sassoso, sabbioso o argilloso.

Più difficile è capire la struttura.
Per struttura si intende la conformazione spaziale del terreno e come i 4 principali elementi (sabbia, argilla, limo e sostanza organica) si mescolano e si aggregano tra loro.
Questi aggregati sono molto importanti poiché determinano la capacità di trattenere l'acqua libera (disponibile per le radici) e creare una corretta spugnosità utile per avere buon bilanciamento acqua/aria nel terreno.

esempio tipico di "struttura"

Non voglio certo entrare nello specifico ma svelare uno dei trucchi meno noti per far crescere piante rigogliose e sane: quello di non essere precisi nel preparare il letto si semina.

Vedo molto spesso che si tende a zappare e a livellare con estrema precisione il terreno. A volte si è troppo impegnati a rastrellare con vigoria la superficie rompendo tutti gli aggregati e rendendo il terreno liscio e uniforme.
Si pensa che un terreno così preparato sia più soffice e maggiormente adatto. In effetti un terreno arato e fresato finemente appaga l'occhio ma non è ciò che richiedono le giovani piante.

Terreno con ottima struttura. Il colore indica che è ricco in humus.

In realtà un terreno preparato così è soggetto a forte compattamento dopo la prima pioggia o irrigazione. Potrebbe crearsi una crosta superficiale che impedisce lo scambio di acqua e aria tra l'atmosfera e il suolo.
Al contrario, se ci troviamo davanti ad un terreno troppo sciolto e non facciamo nulla per migliorarlo, avremo un suolo che perde troppa acqua e non da un supporto fisico adeguato alla pianta.

lavorazione delicata: lascia tanti aggregati nel terreno
Tirare in piano un terreno è certamente utile per evitare dilavamenti e ristagni d'acqua ma non bisognerebbe esagerare. 
Il terreno ideale resta quello che presenta aggregati.

Per correggere un terreno e portarlo ad un livello aggregativo ideale ci sono 2 strade:
- per creare più aggregati (terreno sabbioso troppo sciolto) usate sostanze organiche come letame, humus, terriccio di risulta del compostaggio. Si può usare anche la cenere di legna consapevoli che questa modifica il pH alzandolo.
- per sciogliere un terreno troppo aggregato e compatto (terreno argilloso o limoso) potere usare sabbia miscelandola con la zappa. Non usate trucioli, segatura o paglia poiché renderebbe sì il terreno più soffice ma creerebbe uno scompenso nel rapporto carbonio/azoto che è implicato nella capacità biodegradabile del terreno stesso. Questi materiali vegetali potrebbero non essere degradati o causare fermentazioni non controllabili capaci di innalzare le temperature a livello di giovani e delicate radici.

Letame maturo pronto per essere interrato

mercoledì 14 gennaio 2015

Nuove coltivazioni, vecchi semi

Oggi parliamo di un argomento sulla bocca di tutti gli ortolani e su cui, alle volte, si innestano discorsi piuttosto accesi che non di rado possono sfociare in liti.

Parliamo di sementi e della genetica dei semi che decidiamo di seminare.

Quando si parla di "genetica" molti si immaginano chissà quale ambiente di laboratorio in cui loschi personaggi operano alle nostre spalle ignorando che i primi "genetisti" siamo noi stessi.

L'ortolano può modificare facilmente una varietà e lo fa in continuazione ogni volta che recupera dai frutti nuovi semi per l'anno successivo. I semi sono già di per sé differenti geneticamente dalle piante madri d'origine.
Possiamo spingere questo fenomeno tramite tecniche quali auto-impollinazione e selezione. Tecniche che tutti noi possiamo attuare senza alcun strumento di laboratorio.
Noi, in quanto coltivatori e conservatori di semi, siamo in grado di controllare e sperimentare differenti varietà riuscendo anche a "miscelarle" tra loro.

L'orto è la coltivazione che più si presta a questi incroci in quanto le coltivazioni sono tipicamente annuali (ciclo breve) e piuttosto ravvicinate tra loro. Perciò riusciamo in breve tempo (qualche anno) a vedere i risultati.

Questa è l'origine di varietà autoctone di determinati territori. Contadini che per secoli hanno ripiantato e incrociato il medesimo patrimonio genetico sino a stabilizzarlo e isolarlo.
E' proprio da questo momento che possiamo considerare la varietà, che è passata di mano in mano e di generazione in generazione, trasformata in un'altra strettamente legata al territorio nella quale è stata creata.

Esempio di varietà autoctona di un fagiolo
 Al contrario degli animali, le piante possono trovar giovamento nell'incrocio di varietà vicine o incroci nella medesima varietà e nello stesso ceppo originario.
Quando si utilizzano semi auto-prodotti e conservati dall'anno precedente ci si deve aspettare di tutto.
C'è chi è partito coltivando zucche mantovane per poi veder sbucare da un seme una zucca differente. In molti casi ci si accorge della differenza tra varietà ancora prima di vederne il frutto.
Per esperienza personale posso dire che non di rado capitano piante di zucche e zucchini con foglie variegate in mezzo ad altri con foglia verde scura uniforme, piante di fagioli dal fiore rosa in mezzo a piante che fioriscono in bianco.

Ho pubblicato, la stagione scorsa, una foto di una spiga di mais (non chiamatela pannocchia perché non lo è) di uno stupendo rosso variegato cresciuta tra altre piante di mais che hanno originato semi di un "normale" giallo/arancione.
Tutti questi "errori" non sono assolutamente da considerare tali anzi, dimostrano che il rimescolamento genetico è attivo e vivace anche in un piccolo orto domestico e che tutti noi possiamo esser testimoni della più grande invenzione naturale: l'evoluzione genetica.
Come per gli uomini, le differenze tra individui sono la forza della specie.
E' la prova che anche noi possiamo essere i custodi di un'enorme ricchezza di biodiversità che non possiamo (e non dobbiamo) sprecare.

La spiga "diversa" nata tra quelle "normali"
Ho tenuto i chicchi di mais rosso da ripiantare quest'anno.
Sono certo che nasceranno piante che porteranno spighe di ogni colore ma, se sarò fortunato, ce ne sarà ancora una che porterà chicchi rossi. Tramite auto-impollinazione, fra due anni ripianterò proprio quei chicchi in modo da avere più di una pianta con spighe rosse e continuando su questa strada potrò un giorno seminare semi di mais rossi che daranno piante capaci di generare solo spighe rosse. Ecco che una nuova varietà è stata selezionata.

La modifica genetica tradizionale si basa proprio su questa operazione di osservazione e selezione in un tempo nel quale i semi passavano dai padri ai figli, dai figli ai nipoti.
Questa capacità ha reso possibile la creazione di migliaia di varietà che altrimenti non sarebbero mai potute nascere e chissà quante altre varietà potenzialmente nascenti non vedranno mai la luce ma rimarranno semplicemente nascoste nel codice genetico di un piccolo seme.


lunedì 12 gennaio 2015

Pronti per il lancio!

Eccoci qua...
Siamo quasi pronti per partire con il nuovo portale di terraXchange.

Non finirò mai di ringraziare chi, pazientemente, ci ha seguito per mesi e ha reso possibile, tramite il loro affetto e appoggio, la realizzazione di questo nuovo strumento di riqualificazione.
Il vecchio portale, ormai obsoleto difficile nella navigazione e nell'interazione tra utenti, ha fatto il suo corso ed è ora di voltare pagina.
terraXchange nasce come portale "in divenire" per questo anche la nuova versione che vi presenteremo non potrà considerarsi "definitiva".
Certo è che questa nuova versione avrà una fruibilità ben più elevata, una notevole semplicità di navigazione e interazione ma anche delle nuove funzionalità tutte da scoprire.

Tra le novità più importanti ed evidenti vi sarà una navigazione basata interamente su mappa. I terreni disponibili potranno essere visibili direttamente dalla home in modo che ognuno possa vedere dove si trovano esattamente e potrà contattare direttamente il proprietario.

(la nostra futura home)

(facile lettura degli annunci)

terraXchange non sarà un raccoglitore di terreni dimenticati ma una vera e propria piazza virtuale per tutti coloro interessati al settore orticolo hobbistico ma anche sociale. terraXchange potrà ospitare e localizzare anche associazioni e gruppi orticoli già operanti sul territorio in modo che tutti i nostri amici possano toccare con mano realtà che non conoscevano.
In prima persona ho sperimentato la delusione nell'apprendere che nella zona nella quale abito, un'associazione gestiva orti per disoccupati e immigrati che opera già da anni!
terraXchange vuole censire queste realtà e pubblicarle nel proprio sito in modo da aumentarne la visibilità. E' un onore per noi offrire ai gruppi e alle associazioni orticole una vetrina in modo che altre persone possano vedere le attività svolte sul territorio e, magari, entrino a collaborare con loro.
Sono convinto che tante persone non conoscano realtà orticole e sociali presenti non lontano da casa propria. Speriamo che così facendo cittadini consapevoli possano avvicinarsi a questi meritevoli gruppi.

In questi mesi di lavoro, molti amici ci hanno contattato dimostrandosi interessati alla coltivazione ma (ahimè) non riuscendo a trovare un terreno libero vicino a casa per iniziare la propria attività orticola. Abbiamo pensato anche a loro.
Nel nuovo terraXchange ci sarà la possibilità di lanciare un annuncio di ricerca terreno. Ognuno potrà localizzare la zona nella quale sta cercando un pezzo di terra e mostrarsi ai proprietari di terre. Gli stessi utenti potranno lanciare un'annuncio di ricerca terra.

Nonostante ciò, terraXchange resta un portale per la riqualificazione territoriale e ciò parte dalla consapevolezza di avere terreni abbandonati e degradati. Per questo abbiamo inserito la funzione che reputo più importante a tal fine, la possibilità di poter segnalare terreni o zone abbandonate al proprio destino.
Queste segnalazioni saranno pubblicate in mappa e sarà possibile ad altri utenti, tramite +1, votarli, e far votare gli amici, portandoli in evidenza. I terreni che raggiungeranno un punteggio elevato saranno oggetto di studio da parte nostra e di una possibile spinta a livello amministrativo locale/comunale creando maggior consapevolezza a riguardo del proprio territorio.

(inserendo un nuovo annuncio si può usare streetview per una maggiore precisione)

(streetview si può usare anche in ricerca per avere un'idea del terreno in questione)

terraXchange non è un semplice portale ma una vera e propria comunità attiva.
Con quasi 3000 "mi piace", oltre 400 iscritti al nostro gruppo facebook, 1400 utenti registrati e attivi, 2400 ingressi unici sul sito al mese che portano a circa 17000 visualizzazioni, non possiamo considerarci solo "strumento" ma vero e proprio gruppo.
La prerogativa di un'insieme di persone è la comunicazione.
Abbiamo quindi deciso di potenziare lo scambio di idee tramite canali esterni al sito (per mantenerlo leggero e gestibile) usando canali già collaudati e in cui le persone siano già presenti e attive.
Abbiamo optato per puntare sul potenziamento del gruppo facebook e la creazione di questo blog che prevede l'uso dei commenti e di tutte le funzioni di condivisione sui social.
Abbiamo aperto anche una community su Google+.


 (il nostro gruppo su facebook)

 (la nostra community su google+)

Resterà attivo anche il nostro indirizzo mail dedicato a voi (dilatua[at]terraxchange.it) e verrà potenziato in modo da avere un altro canale privato per poter comunicare le vostre opinioni.
Tutte le comunicazioni nostre e dei nostri utenti potranno essere pubblicate senza interferenze e senza censure al fine di rendere terraXchange una piattaforma che aiuta il nostro territorio anche grazie alla cooperazione, allo scambio di idee e alla partecipazione di tutti.
Tanti canali per garantire a tutti di potersi esprimere in libertà usando il canale che più preferiscono.

Siamo pronti quindi ad iniziare una nuova strada tutta da costruire insieme in nome di un territorio con meno dissesti e incurie e più orti e comunità.



 

Marco Tacconi
ideatore di terraXchange